Misure di lunghezza greche

Dai tempi più antichi all’origine della determinazione delle dimensioni è sempre stata la soggettività. Anche nell’antica Grecia, infatti, è l’uomo ad essere riferimento di partenza ed è sulle sue attività che vengono stabilite per esempio le grandezze di ordine itinerario — come le distanze determinate su giornate di marcia — o come testimoniano i primi termini utilizzati per indicare le lunghezze: dito, palmo,piede, eccetera. Le unità di misura utilizzate in Grecia erano basate quindi su parti del corpo, ma erano variabili a seconda delle zone geografiche e delle epoche. Ad esempio a Egina (uno dei primi centri mercantili dell’Attica) il piede valeva 33,3 centimetri, mentre ad Atene era più corto: 29,6 cm. Questa differenza diveniva evidente quando si iniziava a calcolare su numeri più grandi, come ad esempio il metro. Si rese quindi col tempo necessario un sistema che non dipendesse più da rappresentazioni concrete (il mio dito o il tuo piede) ma che fosse fondato su misure fisse.

Una prima conseguenza fu l’introduzione, in quei territori dell‘Impero Persiano che confinavano con l’antica Grecia (Dario I, 522-486 a.C.), di misure dette regali, che coesistevano con quelle medie. Venivano calcolate di misura leggermente maggiore poiché si riteneva che la persona del re fosse un punto di riferimento più saldo e più alto di quello della restante popolazione.


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Il sistema attico

Le riforme fondamentali in materia di rilevamento vengono riferite all'opera dei più celebri legislatori dell'età arcaica come Solone ad Atene e Fidone ad Argo (dove, tra il 600 e il 500 a.C. venne imposto un sistema di misure più piccole di quelle ateniesi, dette appunto fidoniane). Alcune unità furono ritenute più convenienti per il commercio nel Mediterraneo e divennero sempre più di uso comune nelle differenti città-stato. Allo stesso tempo le dimensioni e l’uso di strumenti per realizzarle si vennero facendo sempre più sofisticate con il passare del tempo.

Attorno al 500 a.C. Atene già aveva il suo proprio sistema codificato di pesi e lunghezze, che venivano quindi garantite dallo Stato attraverso l’istituzione di veri e propri giudici preposti al loro controllo: la loro funzione era appunto quella di stabilire i confini dei terreni, gestire gli affitti, sovrintendere alla consegna delle merci.
Conosciamo attraverso gli scritti di Aristotele (384 a.C.) l’esistenza degli ἀγορανόμοι (ispettori del mercato) e ad Atene erano notissimi i μετρόνομοι (ispettori dei pesi e delle misure). Vengono così ufficializzate le creazioni di misure modello, i σύμβολα, sui quali venivano prodotti i valori legali, i σηκώματα.
Un decreto del II secolo a.C. informa che in Attica tre serie di campioni erano ufficialmente conservate ad Atene, al Pireo e ad Eleusi. È noto l’uso in età ellenistica di esporre pubblicamente delle tavole con incavi corrispondenti alle grandezze ufficiali.

A Gorthina (Creta) viene ritrovato nell’agorà un piede scolpito risalente al 400 a.C. che testimonia come la base ufficiale della misurazione in uso presso i Greci dell’epoca fosse poco più lunga di 29 centimetri: il piede, in greco πούς, si diffuse facilmente in tutta l’Europa e anche in Medio Oriente in seguito alle conquiste di Alessandro Magno e rimase in uso nell’Impero Bizantino fino alla Caduta di Costantinopoli nel 1453 d.C. Le misure greche di corto, medio e lungo πούς potevano essere considerate come base per le dimensioni del corpo umano. Alcuni studiosi infatti sostengono che il piede greco aveva lunghezze differenti perché a sua volta era diviso in numero diverso di δάκτυλοι (dita) per facilitare i diversi calcoli a seconda della bisogna. Il piede di Gorthina era comunque diviso in 16 frazioni, dette δάκτυλοι (dita) della lunghezza di 1,93 cm. Vi era poi il κόνδυλος (pugno), che valeva la lunghezza di due δάκτυλοι; la παλαιστή o il δῶρον (palmo), che ne valeva quattro; la σπιθαμή (spanna), ovvero la distanza tra la punta del pollice e del mignolo in una mano di adulto ben aperta, circa 23,16 cm. Oltre al piede c’era il πῆχυς (cubito) pari ad un piede e mezzo, che venne poi ulteriormente diviso in cubito piccolo – più in uso tra i greci – e il cubito, più lungo di ben tre dita, in uso nelle regioni attigue.

Misure più lunghe erano costituite dall’ὀργυιά (orgya), pari all’apertura di due braccia distese (177,6 cm), il πλέθρον (pletro), ovvero 100 piedi (29,6 m), lo στάδιον (stadio), che era costituito da 600 piedi (177,6 m.). Quest’ultimo veniva diviso ulteriormente per ottenere il πλέθρον (pletro, 29,6 m), l’ἄκαινα o il κάλαμος (pertica) (2,96 m) e il βῆμα απλοῦν (passo, 0,74 m).

NOME ATTICONOME ITALIANOPIEDIMETRI
ΔάκτυλοςDito1/160,0185
ΚόνδυλοςCòndilo1/80,037
Παλαιστή o δῶρονPalmo1/40,037
Ἡμιπόδιον o διχάςMezzo piede1/20,037
ΣπιθαμήSpanna3/40,222
ΠούςPiede10,296
ΠυγμήPugno9/8 (18 dita)0,333
ΠυγώνBraccio5/4 (20 dita)0,370
ΠῆχηςCubito1 e 1/20,444
Βῆμα ἀπλοῦνPasso2 e 1/20,740
ὈργυιάTesa61,776
Ἄκαινα o κάλαμοςPertica o canna102,96
ἍμμαCatena6017,76
ΠλέθρονPletro10029,60
ΣτάδιονStadio600177,6

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Accanto alle misure sopra elencate, basate sul piede attico soloniano di 29,6 cm, bisogna ricordare che rimasero in vigore anche il piede eginetico di 32,8 cm e, nelle corse allo stadio, il piede olimpico di 32,045 cm, da cui deriva lo stadio olimpico di 192,27 metri. Il piede di Filetero, utilizzato soprattuto in Asia Minore a partire dal III secolo a.C., misurava 33,0 cm. Il cubito comune, antica misura babilonese misurava 49,5 cm e lo stadio romano, di cui 8 fanno 1 miglio romano, era di 185,0 metri. Lo stadio tolemaico, di cui 7 fanno 1 miglio romano, valeva 210,0 metri. Il parasango misurava 5940 metri.

Il sistema dorico (in Italia)

Attraverso questa sistemizzazione ufficiale il sistema di misure principale del mondo greco divenne quello attico, che verrà in seguito trasmesso anche al mondo romano. Prima di ciò nella Grecia occidentale e quindi anche in alcune colonie situate in Italia, si affermò invece il sistema dorico, che conosciamo grazie alla testimonianza delle tavole di Eraclea.

Vennero ritrovate ad Eraclea, antica colonia greca situata nei pressi di Taranto, alcune tavole in bronzo risalenti al 280 a.C. e che contenevano due decreti municipali in merito. In essi venivano determinate alcune misure di lunghezza che erano in uso nelle colonie greche d'Occidente: l'unità fondamentale era lo σχοῖνος (scheno, 35,52 m.), suddiviso in 30 ὀρέγματα, ciascuno di 1,184 m. C’è qui da notare che l'όρεγμα (passo) era a sua volta suddiviso in 4 piedi. Il πούς, o piede, era comunque costituito dalla misura fissa, già stabilita ad Atene, di 29,6 cm.