Mitologia greca

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Psiche

Fanciulla di straordinaria bellezza, fu la personificazione dell'«anima». Venne rapita da Zefiro che la fece vivere in un palazzo d'oro. Eros, suo invisibile amante, la condusse poi in una reggia incatata. Psiche volle infrangere il divieto che le imponeva di non scorgere il viso del beneamato per cui venne abbandonata da costui. Approfittando della situazione Afrodite, gelosa madre di Eros sottopose ad una lunga serie di prove angosciose, la povera fanciulla. Aiutata da magici animali, riuscì a superarle tutte, raggiungendo l'Olimpo, ove ricevette per mano di Zeus il dono dell'immortalità : i due amanti poterono così convolare a giuste nozze. Il suo mito ispirò scrittori e artisti di tutte le epoche, tra cui ricordiamo Apuleio che ne fa menzione nella favola de “L'Asino d'oro”, e i meravigliosi dipinti di Raffaello, Van Dick, Canova, ecc. Il suo nome con letterale significato di “soffio”, equivale al concetto di “anima”. Per il pensiero antico, l'anima si distingueva in sensitiva e intellettuale; la prima prerogativa dell'uomo in vita, la seconda, prerogativa del sopraggiungere della morte, uscendo poi dalla bocca del defunto, ne assumeva le sembianze. Da sempre le arti figurative rappresentano l'anima in veste di uomo alato o di uccello con umano volto; da queste astrazioni ne deriva la favola di Psiche e Amore.



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